Oggi mi alzo e sono incazzata – eh sì, non trovo un modo più elegante per dirlo – perché due donne sono state appena massacrate, una dal fidanzato e l’altra dal marito. Massacrate di botte nel 2019. Femminicidio, lo chiamano. Io lo chiamerei la strage delle donne e anche quella dei figli, perché quando ci sono bambini uccidere la mamma è uccidere anche i più piccoli.
Oggi sono incazzata perché per l’ennesima volta mi tocca leggere le dotte statistiche sul soffitto di cristallo e sulle donne che, girl power, sono più istruite, sono più capaci, sono più determinate, però oltre un cento punto non arrivano mai. Perché gli uomini fanno rete, perché il potere è maschile, maschio e macho, perché se la donna deve conciliare lavoro e famiglia sudando lacrime e sangue, non sarà disposta a sudare lacrime e sangue per perdersi il primo sorriso al mattino del figlio o per stringere in un abbraccio una nonna che sta male.
Oggi sono incazzata, perché siamo immerse in un mondo di stereotipi. Ci vogliono forti e belle, decise e snelle, perfette e multitasking, in carriera e angeli del focolare. E noi ci cadiamo con tutte le scarpe, pensando di poter allungare a dismisura la giornata lavorativa e non, di poter lavorare al pc, preparare la pasta, stirare i panni, tenere pulita la casa, organizzare la spesa, fare la teleconferenza di lavoro e allo stesso tempo sfoggiare un look perfetto e senza occhiaie. Il bello è che spesso – non sempre, ma spesso – ci riusciamo pure. Andiamo avanti come bolidi perché sappiamo che le nostre energie sono quasi infinite, che il nostro entusiasmo non conosce confini, che siamo un passo avanti a tutto e a tutti. Salvo poi sederci e ricacciare indietro le lacrime, di nascosto. Oggi sono incazzata, perché le pagine dei giornali e le trasmissioni televisive sono piene di retorica e alle otto del mattino la dose è già tracimata oltre il bordo. E perché i diritti per i quali mia madre è scesa in piazza col pancione e mio padre ha sgobbato per farmi studiare di più, di più di loro, vengono ogni giorno ignorati e calpestati da chi vorrebbe imporre una visione della donna priva di volontà, relegata in casa, alle faccende domestiche (subìte, non scelte: le scelte si rispettano, le imposizioni si combattono), priva di diritti, priva di autonomia decisionale perfino sul proprio corpo – e non bisogna andare lontano, in qualche remoto paese. Basta guardare certi personaggi e certi progetti di legge che affollano la nostra cara Italia.
Oggi sono incazzata. È l’otto marzo, e lotto. Vi svelo pure un segreto: non stiro da anni. Non sono una donna in carriera. Non sono perfetta, tutt’altro, come non sono perfette tutte le donne che incontrate sulla vostra strada, quelle che ridono e quelle che piangono, quelle che guardano avanti e quelle che crollano, quelle che ci credono e quelle che ci provano. Oggi non è una festa. Oggi è l’otto marzo.