
La norma introdotta dal Commissario straordinario non ha fatto altro che reintrodurre, con meno delle risorse che c'erano prima di Marino, uno spazio più largo per il contratto nazionale, superando in questo modo il niet di Renzi e il blocco dei contratti. Una sorta di partita di giro che accontenta metà i dipendenti. Un esempio chiaro è quello della busta paga di una educatrice che senza l'intervento del commissario sarebbe stata di 1.100 euro, con l'intervento arriva a 1.250, mentre era a quota 1.400 prima di Marino.
“Nulla è cambiato rispetto allo scorso anno – sottolinea Reggio - l’atto unilaterale (di Marino, ndr) è ancora in piedi e continuerà a determinare, non si sa per quanto tempo, l’organizzazione del lavoro di uffici, scuole, nidi e Polizia Locale, nonché le quote retributive del salario accessorio dei dipendenti”.
“A Roma – denuncia Reggio - si continua a procedere con la logica dell’unilateralità, senza condivisione, senza coinvolgere sindacati e dipendenti nelle scelte, ed ora anche in base a diretti dettami governativi. Agli RSU dell’USB, che all’incontro in Campidoglio hanno chiesto fosse resa nota la risposta dell’avvocatura dello Stato in merito ai quesiti posti sul fondo per il salario accessorio, Tronca ha risposto che il parere è top secret perché dato alla Presidenza del Consiglio, chiudendosi anche alla richiesta di intraprendere una discussione sul DUP e di avere al tavolo un rappresentante della Presidenza del Consiglio”.
“I nodi al centro della vertenza dei dipendenti capitolini rimangono ancora irrisolti – aggiunge il sindacalista - dal licenziamento a giugno prossimo di 5.000 precarie di scuole e nidi alla perdita di oltre 300 euro mensili di media per dipendente da gennaio 2015; dalla privatizzazione di servizi strategici per le famiglie al mancato reclutamento di nuovo personale”.
Per tutti questi motivi l’USB prosegue la mobilitazione no stop e lo stato di agitazione. Dopo la manifestazione di protesta di lavoratrici e famiglie per fermare la privatizzazione dei nidi, il prossimo appuntamento è mercoledì 27 gennaio, alle ore 15.00, con un presidio in piazza di Monte Citorio. "Non ci fermeremo fino a quando non si invertiranno le logiche di precarizzazione e perdita dei diritti e salario, dando stabilità alle migliaia di dipendenti precarie e recuperando fino all’ultimo centesimo e diritto tolto ai dipendenti capitolini”, conclude Massimo Reggio.