
Il prezzo dell’euro
Si trovano centinaia di miliardi per salvare le banche dal default, ma non un centesimo per salvare famiglie e lavoratori dalla crisi. Anzi, è prima di tutto a loro che si chiedono sacrifici mentre i veri responsabili del disastro restano intoccabili. Oltretutto senza cavare un ragno dal buco: lo spread va su, le borse vanno giù; gli stati uno dopo l’altro sono preda della speculazione finanziaria, i debiti pubblici si allargano. Sorge allora spontanea la domanda: salvare l’euro, ma a che prezzo? E se si tornasse alle monete locali? Sarebbe meglio o peggio? E comunque, è giusto o no prevedere un “piano B”, visto che personaggi del calibro del capo dell’Fmi danno l’euro per spacciato entro i prossimi tre mesi? Di sicuro, non è con qualche correttivo, come propongono il Pd e tutti i partiti socialisti europei, che si potrà uscire da questa spirale recessiva, che sta uccidendo le economie di mezza Europa e affamando i popoli. Occorre, al contrario, una totale inversione di rotta, a partire da una più equa distribuzione dei costi della crisi. Come spieghiamo in questo nuovo numero di Ombrerosse
www.controlacrisi.org/ombrerosse
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