Effettivamente, quel testo stabiliva che «al fine di agevolare la continuità educativa e didattica e valutati, da parte del dirigente scolastico, l’interesse dell’alunno e l’eventuale richiesta della famiglia, ai docenti con contratto a tempo determinato per i posti di sostegno didattico possono essere proposti, non prima dell’avvio delle lezioni, ulteriori contratti a tempo determinato nell’anno scolastico successivo».
Ebbene, tutto sembrava pronto già per questo nuovo anno scolastico, ma qualche giorno fa la “macchina organizzativa” si è improvvisamente inceppata . Infatti, la burocrazia ministeriale non sempre è così efficace. Innanzitutto, perché il Decreto è stato inviato al Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI) solo nel mese di agosto. Nel frattempo il Ministero è rimasto in attesa e alla fine il CSPI si è pronunciato, sentenziando che «occorre una conciliazione tra le esigenze del ministero che vorrebbe garantire la continuità didattica ai supplenti richiesti dalle famiglie e i diritti individuali dei lavoratori».
Il Consiglio si riunirà di nuovo nel prossimo mese per approfondire la questione, per poi passare definitivamente la “palla” al Consiglio di Stato e attendere chissà quanto ancora.
La nuova regola prevista dal Decreto sull’inclusione era stata fortemente criticata dall’Associazione ANIEF e dal mondo sindacale , secondo i quali la scelta su un lavoratore pubblico non può essere fatta da chi non ha competenze per valutare la didattica speciale.
Pur rispettando tali perplessità, mi permetto di non condividerle , perché credo che in merito al provvedimento sull’inclusione licenziato lo scorso aprile, essi abbiano sbagliato clamorosamente bersaglio .
Fossi in loro, infatti, concentrerei le mie energie e profonderei tutti gli sforzi per impedire ed evitare una volta per tutte che nel mondo della scuola si debba continuare ancora a parlare di “supplenti a contratto determinato”, dal momento che il vero paradosso del sostegno italiano è che – malgrado il neonato Decreto Delega – il Ministero insiste pervicacemente con i docenti di sostegno supplenti (spesso privi di competenze specifiche sulla didattica inclusiva).
Tale perverso meccanismo corporativo va denunciato con forza, in quanto va a solo detrimento dei bisogni educativi degli alunni con disabilità e del loro successo formativo.
Anziché inseguire falsi problemi, quindi, l’ANIEF e le organizzazioni sindacali dovrebbero battersi con maggiore decisione per un piano a lungo termine di stabilizzazione e assunzione dei docenti di sostegno , per il loro definitivo passaggio dall’attuale organico di fatto a quello di diritto , per il loro vincolo al segmento formativo dell’alunno con disabilità e per il potenziamento dei Centri Territoriali di Supporto (i CTS inspiegabilmente cancellati dalla Buona Scuola ), tutti interventi strutturali e di sistema che purtroppo non sono previsti dalla tanto pontificata nuova riforma dell’inclusione, con buona pace della continuità didattica.