
Sette morti, quasi dieci, quasi schiavi. Lavoratori, ovviamente. Cinesi per caso, per cultura, per filiera o specializzazione produttiva. Per noncuranza dello Stato in cui erano arrivati. Attirati, certamente, da connazionali già incistati come un corpo estraneo in un tessuto produttivo malato. E mai rilevato da una struttura del controllo che si ferma sempre – geneticamente – davanti all’”imprenditore”.
Se l’impresa è il bene supremo, non ci si deve scandalizzare troppo né farne una questione di nazionalità. E a quanti...